Cecilia odiava spostarsi senza avere perfettamente chiaro il come e il dove. Lei si muoveva solo a piedi o al massimo con i mezzi pubblici. Quando le chiedevano di andare a cena fuori, voleva conoscere ogni minimo dettaglio prima di decidere.
Quella volta che il suo capo la iscrisse ad un corso e la informò il giorno prima si trovò a dover gestire una situazione difficile. La sua pancia le mandava segnali di sofferenza all’idea di spostarsi con l’auto. Senza aver prima attentamente valutato i contenuti del workshop e l’itinerario, non voleva andarci al corso.
Seduta sul letto studiava come uscire da quella faticosa situazione e sul foglio davanti a se’ aveva scritto solo gli aspetti negativi della sua presenza al corso. Non le restava che trovare il modo per boicottare la sua partecipazione, doveva inventarsi una scusa plausibile.
Purtroppo anche l’idea di “saltare” il corso non la faceva star meglio, il fastidio che provava nella pancia non svaniva ma cosa doveva fare per sentirsi di nuovo a suo agio?
Si buttò sul letto sbuffando e chiuse gli occhi per riflettere.
Il suono della sveglia la fece sobbalzare, Cecilia si era addormentata. Era vestita dalla sera prima e la matita e i fogli sparsi sul letto le ricordarono il corso. Cosa avrebbe fatto ora? Lei non arrivava mai in ritardo, il senso del dovere era una sua caratteristica distintiva.
Prese la borsa, si infilo le scarpe, scese di corsa le scale. Era in auto, aveva la nausea e non sapeva dove doveva andare; solo un invito con un indirizzo a 50 km di distanza. Era tardi non poteva pensare, inserì l’indirizzo, avviò l’itinerario e cominciò a seguire le indicazioni della voce parlante. Continuava a sentirsi a disagio, ma mentre si sorprese a seguire la strada osservando i colori dell’autunno nella campagna, ad ascoltare le notizie e la musica della radio, il cielo si apriva di fronte a lei.
Aveva paura lo sentiva ma era li, in macchina, a fare una delle cose che detestava di più. Finalmente, arrivò a destinazione, riuscì a parcheggiare velocemente e ad arrivare al corso in tempo. Si sedette in 3° fila, fece un lunghissimo sospiro e poi prese consapevolezza.
Era riuscita ad andare oltre, era riuscita a superare il limite. Come le avrebbe detto il suo Coach tempo dopo, era uscita dalla sua Zona di Comfort.
Tu sai cosa non hai voglia di fare, cosa ti provoca fastidio e disagio. Quelle “cose li” sono quelle che ti fanno uscire dalla tua zona di comfort. All’interno di questo spazio tutto si svolge in modo routinario, tutto è ri-conosciuto e gestito sempre allo stesso modo. Ma fuori dalla tua zona di comfort tutto è possibile, perché quando accetti di andare oltre e varcare i tuoi “confini protettivi” ti concedi la possibilità di apprendere e di aprire nuove strade.
Dal mio punto di vista, il primo step è esserne consapevoli perché spesso sono proprio queste situazioni che ci limitano nel raggiungere i nostri obiettivi personali e professionali.
Comincia dalle cose più piccole registrando le volte che oltrepassi il confine e annota i miglioramenti per poi passare ogni volta a qualcosa di più. Fai l’elenco delle attività che vuoi realizzare, il tempo e il modo.
Decidi tu come procedere, sei l’unico che ha il controllo della tua vita.
Mi chiamo Stefania Martone e sono un Coach.
L’incontro, l’ascolto, l’apprendimento, la fiducia e l’accoglienza sono gli strumenti con il quali svolgo ogni giorno la mia professione.
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